PSICOLOGO OMOSESSUALITÀ E OMOAFFETTIVITÀ
INTEGRARE LA PROPRIA SESSUALITÀ GAY
In altre parole parliamo di una persona che si orienta sessualmente, cioè che è attratta da un punto di vista erotico e sessuale, da persone del suo stesso genere.
Il termine omosessuale è stato utilizzato sia in ambito clinico, che fuori da questo, per dare una connotazione strettamente legata alla sessualità e, in particolare, ai comportamenti sessuali.
Spesso la persona omosessuale era semplicemente “ridotta” a quella persona di sesso biologico e genere maschile che metteva in atto comportamenti di sodomia o comunque ritenuti “perversi” e, fino a non moltissimi anni fa, era ritenuta una persona affetta da un disturbo clinicamente riconosciuto.
Al giorno d’oggi le persone omosessuali non sono più ritenute “malate” e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce l’omosessualità come una variante naturale della sessualità umana.
Ad oggi in effetti spesso si preferisce parlare di omoaffettività più che di omosessualità: con questa parola penso si possa comprendere meglio che le persone omosessuali non sono attratte solamente fisicamente e sessualmente da persone del loro stesso genere, ma si innamorano di queste, creano coppie e fanno progetti di vita esattamente come in genere capita a persone di sesso diverso che si innamorano tra loro.
La mia esperienza
Il fatto che gli omosessuali siano stati per tanti anni discriminati e, alle volte anche perseguitati, e il fatto che fino al 2016 non abbiano avuto accesso ad alcune leggi dello Stato italiano, come il matrimonio, facilita il crescere di un vissuto di inferiorità e di “sentirsi sbagliati” e porta queste persone a vivere nell’ombra.
Sicuramente la legge Cirinnà, in vigore dal 2016, ha aiutato le persone omosessuali e omoaffettive a sentirsi maggiormente integrate e “alla pari” delle persone eterossessuali.
La strada da percorrere, tuttavia, è ancora lunga e io ritengo che si possa fare molto a livello psicologico per rafforzare e sostenere una persona omosessuale, prima di tutto aiutandola a divenire consapevole che il suo disagio non dipende dal suo orientamento sessuale e/o affettivo, ma da difficoltà che hanno spesso un’origine familiare, sociale e culturale.