L’invidia è un sentimento che tutti sperimentiamo più volte nel corso della nostra vita: quando il collega riceve una promozione, quando in palestra ci confrontiamo con persone che hanno un fisico migliore del nostro, quando un amico possiede qualcosa che abbiamo sempre desiderato.
In termini psicologici, l’invidia è un sentimento che attraverso la svalutazione dell’altro o di ciò che egli possiede permette di recuperare la stima e la fiducia in sé stessi.
Dal confronto con l’altro e dalla consapevolezza delle proprie mancanze, siano esse materiali (un bella macchina) o fisiche (è più magra/o di me), possono nascere sentimenti spiacevoli come rabbia, odio e frustrazione.
Questi sentimenti spesso offuscano le potenzialità di chi invidia, che concentra le proprie energia e le proprie risorse nella svalutazione dell’invidiato.
Un noto detto recita “la volpe che non arriva all’uva, dice che è amara”.
Svalutare ciò che, apparentemente, non è possibile ottenere è una strategia per nascondere i propri limiti.
Con quali caratteristiche si presenta l’invidia?
L’invidia è spesso confusa con la gelosia e il rancore, ma presenta manifestazioni che caratterizzano l’invidioso in modo preciso, ad esempio:
- Chi invidia critica continuamente il soggetto invidiato e le sue azioni, ne giustifica i successi ipotizzando privilegi che lo hanno aiutato a raggiungere una determinata posizione.
- Assume un atteggiamento poco collaborativo per non portare vantaggi alle persone che lo circondano.
L’invidia è sempre stata vista come un sentimento negativo: vizio capitale per il cattolicesimo, nella Divina Commedia gli invidiosi son collocati da Dante nel Purgatorio e come non ricordare la nota favola dei fratelli Grimm “Biancaneve” dove la regina tenta di distruggere Biancaneve perché invidiosa della sua bellezza?
Aristotele affermava invece che “noi invidiamo coloro il cui successo risuona come un rimprovero fatto a noi”.
Chi prova invidia spesso si sente inadeguato, incapace di accettarsi e apprezzarsi, troppo preso dal confronto per accorgersi del proprio valore reale.
Ma l’invidia può sempre considerarsi negativa? Esiste un’invidia “buona”?
Numerosi autori hanno distinto l’invidia in costruttiva e distruttiva. L’invidia costruttiva è quel sentimento che spinge l’individuo a confrontarsi e a misurarsi con gli altri per poi spingersi verso il miglioramento, piuttosto che cedere alla frustrazione e denigrare l’altro per ciò che non si ha o non riesce ad ottenere.
L’invidia è in realtà composta da ammirazione e da rabbia. Quest’ultima può essere usata in modo costruttivo per spingerci oltre i nostri limiti, e per metterci in gioco.
L’invidia può diventare patologica?
Certamente l’invidia può divenire patologica e assume questa caratteristica quando chi ne soffre presenta ostilità, odio intenso, avversione e antipatia verso l’individuo invidiato.
In questa forma di nevrosi, il soggetto invidioso identifica nell’oggetto dell’invidia il “ladro” di ciò che egli desidera. La percezione distorta della realtà porta il soggetto a reagire con aggressività.
Guarire dall’invidia
Saper gestire e utilizzare in modo funzionale l’invidia è possibile soprattutto se si decide di seguire un adeguato percorso terapeutico e di messa in discussione di se stessi con l’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta che aiuti l’individuo alla trasformazione dell’invidia da sentimento distruttivo per se e per gli altri a forma costruttiva di confronto, e che lo aiuti a sviluppare la capacità critica verso sé stesso e a trasformare limiti in risorse per riappropriarsi delle proprie potenzialità.
Mi occupo di disturbi di ansia (fobie, attacchi di panico, ansia generalizzata), di sessualità e di omosessualità, di disturbi alimentari, di depressione, di difficoltà legate alla sfera affettiva (familiare e/o di coppia).
All’interno del mio modello di lavoro utilizzo tecniche di respirazione, rilassamento, sessuologiche e EMDR.