A partire dalla seconda metà del XX secolo, l’omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali e riconosciuta come variante naturale del comportamento sessuale. Nel 1993, questa decisione venne condivisa anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che affermò che l’omosessualità, maschile e femminile, rappresenta una variante naturale e non patologica del comportamento sessuale.
Nonostante i notevoli progressi degli ultimi anni è ancora molto sentito il problema dell’omofobia, definita come un insieme di emozioni e sentimenti quali ansia, disgusto, avversione, rabbia, paura e disagio che gli eterosessuali provano, consapevolmente o inconsapevolmente, nei confronti di gay e lesbiche “(Hudson e Rickets, 1980). Queste emozioni possono tradursi in comportamenti di esclusione, aggressione o violenza fisica e/o psicologica nei confronti delle persone omosessuali.
A causa degli atteggiamenti sociali verso l’omosessualità, gay e lesbiche si ritrovano a dover percorrere un cammino tortuoso che parte dall’ascolto e comprensione della propria identità sessuale fino a quel processo definito coming-out.
Il coming out rappresenta lo sviluppo e la presa di coscienza riguardo al proprio orientamento sessuale e la conseguente decisione di voler dichiarare agli altri la propria identità.
Questo processo è articolato in tre fasi:
1) consapevolezza di sé
2) dichiararsi ad altre persone come ad esempio alla famiglia, amici e collegh
3) vivere apertamente con una persona LGTB
Il processo di consapevolezza di sé o coming out interiore è l’esplorazione e la conoscenza della propria omosessualità. L’individuo, consapevole di dover vivere all’interno di una società eterosessualizzata, è sottoposto a notevoli livelli di stress ed è riconosciuto il fatto che tenere nascosto il proprio orientamento sessuale possa causare disturbi di tipo psicologico come difficoltà relazionali, disturbi psicosomatici, e, nel peggiore dei casi, tendenze suicide.
Chi ha superato questa fase descrive spesso un senso di liberazione e leggerezza, seppur diversi studi dimostrino quanto ciò possa dipendere dal contesto in cui avviene il coming out, più o meno tollerante. Presa coscienza della propria identità, il passo successivo è quello della dichiarazione alla società, un cammino lento e graduale che , a dire il vero, non ha mai termine: ogni nuova conoscenza rappresenta una nuova decisione di coming out. Nascondere chi si è crea una scissione angosciante e sofferente tra identità pubblica e privata; nelle persone “uscite allo scoperto” si riscontra infatti un adattamento migliore a livello psicologico.
La trasparenza al cospetto della società rappresenta la libertà di esprimersi e di poter vivere a pieno il proprio essere.
Allora, come fare coming out?
Il coming out non è un processo semplice perchè richiede la consapevolezza di sè e l’essere in grado di vivere le relazioni interpersonali sapendo gestire possibili timori di essere rifiutati o di generare conflitti. A questo si aggiunge spesso l’assenza di qualcuno con cui confidarsi e al quale appoggiarsi.
In quest’ottica l’aiuto di uno psicologo può rivelarsi efficace:
– suggerendo strategie utili a superare inzialmente il problema dell’omofobia interiorizzata, aiutando ad affrontare in maniera positiva la difformità dagli schemi sociali, imparando ad andare oltre gli stereotipi
– sostenendo la persona nel processo di di coming out e promuovendo l’integrazione tra identità intrapsichica e identità relazionale
– maturando livelli sempre più profondi di consapevolezza che l’omosessualità non è motivo di vergogna né, tantomeno, un fatto deprecabile ma semplicemente un modo di essere.
Accanto ad un sostegno o una terapia psicologica anche le Associazioni LGBT svolgono un ruolo molto importante: potersi confrontare con persone che vivono lo stesso orientamento sessuale o la stessa identità di genere è uno dei fondamenti per la costruzione di un’identità solida e strutturata.
Le Associazioni inoltre offrono una serie di servizi: sono spesso presenti medici, psicologi, avvocati che svolgono consulenze gratuite .
Di seguito un elenco delle principali Associazioni presenti in Italia e a Roma:
Mario Mieli – Circolo di cultura omosessuale
Mi occupo di disturbi di ansia (fobie, attacchi di panico, ansia generalizzata), di sessualità e di omosessualità, di disturbi alimentari, di depressione, di difficoltà legate alla sfera affettiva (familiare e/o di coppia).
All’interno del mio modello di lavoro utilizzo tecniche di respirazione, rilassamento, sessuologiche e EMDR.