Agorafobia e claustrofobia, due disturbi molto comuni, possono essere considerati come due facce della stessa medaglia che si manifestano con sintomatologia differente.
Il termine agorafobia deriva dal greco Agorà, piazza, e rappresenta la paura di ritrovarsi in luoghi aperti e molto ampi. In realtà chi soffre di agorafobia teme le situazioni in cui sarebbe difficile scappare o ricevere soccorso; di conseguenza, l’evitare luoghi affollati permette di controllare l’ansia legata alla possibilità che si manifesti una crisi di panico.
Spesso l’agorafobia è un disturbo secondario agli attacchi di panico o crisi d’ansia. Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato che il 90% circa degli agorafobici soffre di attacchi di panico, motivo per cui è difficile che i due disturbi non vengano associati.
I sintomi dell’agorafobia si manifestano sia a livello mentale che fisico: alla paura di rimanere soli, dell’essere colti da un attacco di panico, di perdere il controllo proprio in mezzo a molta gente si affiancano sensazioni di vertigini e capogiri, sudorazione, tremore e nausea.
Quando queste paure si traducono nell’evitamento di determinate situazioni e compromettono le attività quotidiane, allora si parla propriamente di agorafobia. Spesso però non è semplice diagnosticare il disturbo in quanto il soggetto potrebbe non evitare le situazioni ma essere incapace di affrontarle senza l’aiuto di una persona di fiducia. La struttura delle personalità dell’agorafobico infatti è quella di una persona passiva e dipendente che ha costantemente bisogno di qualcuno al suo fianco per far fronte a determinate situazioni.
Le cause che determinano l’insorgere dell’agorafobia non sono chiare, il tutto viene definito dallo studio basato sull’osservazione della persona che soffre di questo tipo di disagio. Come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi, gli agorafobici sono soggetti ad attacchi di panico che possono svilupparsi in presenza di forte stress causato da eventi traumatici. Il fattore genetico incide nel 90% dei casi, ad esempio in una coppia di gemelli omozigoti è possibile riscontrare in entrambi lo stesso disturbo. Alle volte determinati medicinali riescono a contenere il disturbo.
Uscire dal circolo vizioso dell’agorafobia e degli attacchi di panico è l’obiettivo da raggiungere grazie ad percorso psicoterapeutico. La psicoterapia prevede la partecipazioni attiva del paziente che lavorerà insieme al terapeuta per acquisire la consapevolezza delle proprie emozioni e la capacità di gestirle. Le tecniche messe a disposizione del paziente per il controllo dell’ansia prevedono anche tecniche rilassamento e di respirazione.
Con il supporto e gli strumenti giusti forniti dallo Psicologo in sede di terapia si imparerà ad esplorare i pensieri che ci provocano disagio e paura e si potranno così elaborare i sintomi e dare loro un nuovo senso per imparare così a gestire e a prevenire attacchi e crisi di panico correlati al disturbo dell’agorafobia.
Mi occupo di disturbi di ansia (fobie, attacchi di panico, ansia generalizzata), di sessualità e di omosessualità, di disturbi alimentari, di depressione, di difficoltà legate alla sfera affettiva (familiare e/o di coppia).
All’interno del mio modello di lavoro utilizzo tecniche di respirazione, rilassamento, sessuologiche e EMDR.